16-04-24 | OPEN DAY della sede di Torino della Scuola di psicoterapia “Mara Selvini Palazzoli”

Il 16 aprile 2024, alle ore 18.00, si terrà il consueto Open Day della sede di Torino della Scuola di Psicoterapia “Mara Selvini Palazzoli”, nel corso del quale ne verranno presentate metodologia clinica e impostazione formativa.

L’open day della sede di Torino in Corso Stati Uniti 11/H e sarà condotto da Lorenzo Cassardo e Dario Merlino, coordinatori didattici della sede.

Il termine di iscrizione per il corso che inizia nel mese di gennaio 2025 è il 30 settembre 2024. Per informazioni e iscrizioni: tel. 011 548747 – infotorino@scuolamaraselvini.it

La partecipazione è libera. Si prega di segnalare il proprio nominativo alla segreteria: tel. 011 548747 – fax 011 0704199 – infotorino@scuolamaraselvini.it

Sulla stessa barca. Navigazioni condivise e nuove rotte dell’affiancamento familiare

È in programma martedì 16 aprile il convegno “Sulla stessa barca: navigazioni condivise e nuove rotte dell’affiancamento familiare”, realizzato dalla Fondazione Paideia in collaborazione con Riflessi Formazione.

Il convegno nasce dal desiderio di offrire un’opportunità di pensiero e riflessione condivisi, ma anche di confronto ed esperienza concreta a partire dagli esiti dell’affiancamento familiare, portato avanti dalla Fondazione Paideia dal 2004 in collaborazione con realtà pubbliche e private di tutta Italia e oggi sviluppato in sinergia con l’agenzia formativa Riflessi.

L’affiancamento familiare è una modalità di intervento che, attraverso un investimento sulle risorse e potenzialità delle persone, si pone l’obiettivo di sollecitare dimensioni di reciprocità ed empowerment in una prospettiva di supporto tra pari.

Gli interventi e i workshop esperienziali accompagneranno i partecipanti in un itinerario composito in cui troveranno spazio strumenti, punti di vista e suggestioni anche apparentemente diversi, ma accomunati da uno sguardo capace di cogliere potenzialità e costruire alleanze per porsi in modo nuovo di fronte ai problemi: nuove rotte per  allestire contesti relazionali di fiducia e prendercene cura, insieme.

Gli interventi del mattino saranno fruibili sia in presenza, presso il Centro Paideia, sia online, mentre i workshop del pomeriggio saranno dedicati ai soli partecipanti in presenza.

MATTINO – Interventi in plenaria (in presenza e online)

9.00-9.20 – Saluti e accoglienza

A cura di Fabrizio Serra, Segretario Generale della Fondazione Paideia, Dario Merlino, presidente di Riflessi, e Jacopo Rosatelli, Assessore alle Politiche sociali, Pari opportunità, Politiche abitative di edilizia pubblica, Coordinamento relazioni con Aziende sanitarie, Beni comuni del Comune di Torino.

9.20-9.40 – Intervento introduttivo e una riflessione sulle politiche nazionali.

Renato Sampogna, Dirigente del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

9.40-10.40 – Condividuo: somiglianze, relazioni, divenire.

Franscesco Remotti, professore emerito di Antropologia culturale presso l’Università di Torino

10.40-11.00 – Pausa

11.00-12.00 – Autoritratti in movimento:

  • Il potere trasformativo dell’aiuto, Norma Perotto, Fondazione Paideia
  • In ascolto delle famiglie, Giordano Barioni, Fondazione Paideia
  • Gli esiti dei progetti negli operatori e nelle operatrici, Roberto Maurizio, Fondazione Paideia

12.00-12.40 – Da traiettorie parallele a una visione condivisa. Intervista doppia a Enrico Quarello, Riflessi, e Giorgia Salvadori, Fondazione Paideia.

12.40-13.00 – Autoritratti in movimento. Conclusioni a cura di Marco Vannotti, medico-psichiatra, didatta alla Scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli.

POMERIGGIO – 14.00-17.00

14.00 – 15.45 – Sessioni parallele: workshop del pomeriggio (la partecipazione è aperta solo ai presenti – SELEZIONARE IL WORKSHOP ALL’ISCRIZIONE)

Gruppo 1 – Da porto a porto: affiancare, apprendere, cambiare

Acquisire qualche elemento di metodo per cambiare posizione e sguardo, anche alla luce del proprio itinerario, portando a casa uno strumento che permetta di leggere in modo diverso il progetto e i dintorni. A cura di Elena Buccoliero, sociologa e counsellor e Giordano Barioni, pedagogista.

Max 25 partecipanti

Gruppo 2 – I “cugini” dell’affiancamento: esplorazioni metodologiche 

Nel workshop verranno presentati tre approcci resource-focused che, come l’affiancamento, si fondano sull’alleanza con i genitori e scommettono sulle loro potenzialità:

  • La Non Violence Resistence (NVR): un approccio innovativo per sostenere la genitorialità plurale, a cura di Francesco Vacirca, educatore e psicologo
  • La Video Interaction Guidance (VIG): attivare le risorse insieme con il video feedback, a cura di Elisabetta Novario, psicologa e psicoterapeuta familiare
  • Home visiting: operatrici prossime per costruire legami nutrienti, a cura di Marianna Giordano, assistente sociale esperta

Gruppo 3 – Stare a fianco alle persone in difficoltà: incontri reali e scambi equi

I partecipanti, attraverso la tecnica delle sculture familiari, avranno l’opportunità di sperimentare la relazione di aiuto da differenti punti di vista e posizionamenti emotivi. A cura di Marco Vannotti, medico-psichiatra, didatta alla Scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli.

Max 25 partecipanti

16.00-17.00Plenaria

Conclusioni: nuove rotte dell’affiancamento familiare.

Modalità di partecipazione

Il convegno “Sulla stessa barca: navigazioni condivise e nuove rotte dell’affiancamento familiare” si terrà martedì 16 aprile 2024 dalle ore 9 alle ore 17 presso il Centro Paideia, in via Moncalvo 1 (Torino) fino a esaurimento posti disponibili. I soli interventi del mattino (ore 9-13) saranno contemporaneamente in modalità online. 

L’iscrizione al convegno in presenza offre la possibilità di partecipare a un workshop, da selezionare al momento dell’iscrizione.

Ciascun workshop è aperto ad un massimo di partecipanti. In caso venisse superata la capienza dei posti a disposizione, verranno confermate le iscrizioni pervenute sulla base dell’ordine cronologico di adesione.

La partecipazione al convegno è gratuita e sono stati richiesti i crediti all’ordine degli assistenti sociali (solo per chi partecipa, in presenza, a tutta la giornata).

Una giornata di interventi e workshop esperienziali gratuiti

Genitorialità fragile: sostenere con cura

Il numero 366/2023 della rivista Animazione Sociale ospita un lungo focus sul lavoro a sostegno della genitorialità fragile», tematica sempre più rilevante nel lavoro dei servizi territoriale e del privato sociale.


Trattasi della sistematizzazione di un modus operandi che la Cooperativa Paradigma, negli interventi sul territorio, e Riflessi, nei percorsi formativi, propongono da molti anni.

Nei tre articoli – scritti da collaboratori e formatori di Riflessi, Enrico Quarello, Marianna Giordano, Elisabetta Novario, Francesco Vacirca – emerge un modello di lavoro particolarmente attento e rispettoso delle fragilità presenti nei genitori e soprattutto marcatamente di tipo «collaborativo».

Solo un approccio estremamente «benevolo», sostengono gli autori, può permettere ai “genitori in difficoltà” di ridimensionare l’atteggiamento difensivo» che spesso li caratterizza, riconoscendo e accettando progressivamente l’aiuto che viene offerto loro.

Uno degli aspetti più innovativi sono le «10 carte per lavorare con la genitorialità fragile», presentate nel terzo articolo.  «Le 10 carte – afferma Enrico Quarello co-autore dei tre articoli – sono immagini evocative che rappresentano i principali “buoni ingredienti” che gli operatori “utilizzano” quando si avvicinano in modo costruttivo ai genitori in difficoltà. Il nostro approccio è di tipo relazionale e le carte aiutano gli operatori a tradurre in azioni e atteggiamenti concreti “concetti relazionali” molto importanti ma piuttosto vaghi, come “stare in relazione”, “empatizzare”, “dare valore”».

Di fatto, come emerge dal focus, le 10 carte sono già state utilizzate in più percorsi formativi: i feedback ricevuti dai partecipanti sono più che incoraggianti. La maggior parte di loro, infatti, oltre ad essersi coinvolta in modo molto costruttivo nella riflessione e nelle tecniche proposte ha affermato che «le carte sono uno strumento facilmente spendibile quando ci si trova “in azione” di fronte alle fragilità del genitore ma anche di fronte alle proprie fragilità». Le carte, infatti, «danno sicurezza» e offrono «buone strade da percorrere» tenendo gli operatori lontani da vicoli ciechi e circoli viziosi – simmetrie e contrapposizioni – all’interno dei quali, pur con buone intenzioni, rischiano di rimanere intrappolati.

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focus ~ pp. 67-96

Genitorialità fragile: sostenere con cura
Testi di Enrico Quarello, Virginia Balocco, Marianna Giordano, Elisabetta Novario, Francesco Vacirca.

* L’educativa domiciliare collaborativa Cinque ingredienti per lavorare con genitori fragili.
* Formarsi a sostenere la genitorialità fragile  Indicazioni per uscire da circoli viziosi e vicoli ciechi.
* Le 10 carte per sostenere la genitorialità fragile Navigatori metaforici del nostro buon operare.

SISTEMICA 2024: seconda edizione

Il Presidente di Riflessi, Dario Merlino, è tra i relatori della seconda edizione di SISTEMICA, iniziativa che vede la partecipazione dei direttori delle principali scuole di psicoterapia sistemiche presenti nel territorio siciliano e altri relatori di fama internazionale.

L’edizione 2024 propone il seguente tema: SEMPLESSITÀ E COMPLESSITÀ DEGLI STRUMENTI TERAPEUTICI.

L’evento sarà articolato in quattro giornate dal 13 al 16 marzo 2024: due in modalità live webinar, due in presenza a Palermo e in diretta streaming.

Sarà possibile seguire l’evento interamente online o in formula blended: due giornate online e due in presenza.

L’intervento di Dario Merlino, dal titolo “Il terapeuta come “ancora”, è previsto giovedì 14 marzo dalle h 11 alle 13. L’ancora di cui parlerà farà riferimento alla metodologia della Resistenza Non Violenta (NVR), elaborata da Haim Omer, una proposta terapeutica per tutti i genitori che devono affrontare gravi comportamenti disfunzionali dei loro figli.

Un lungo viaggio nella cura della mente. Uno psicoterapeuta racconta

Giunti Psicologia, 2023

CONSIGLI DI LETTURA

“10 lezioni di psicoterapia”, il distillato delle esperienze di un uomo che ha dedicato la sua vita professionale alla comprensione del disagio mentale, con un impegno instancabile nel favorire il riconoscimento dell’importanza della psicoterapia – il processo di cura delle ferite emotive – nella nostra società.

In questo libro Luigi Cancrini, nome di grande rilievo nel panorama della psicologia italiana, racconta in maniera intima, chiara e densa di preziosa esperienza ciò che ha imparato in sessant’anni di attività come psichiatra, psicoanalista e psicoterapeuta della famiglia. Durante la narrazione, aneddoti della sua biografia professionale – dall’incontro con la psicoanalisi, a quello con la terapia familiare, dalla battaglia culturale contro l’oppressiva istituzione dell’ospedale psichiatrico, al suo impegno politico – si intrecciano sapientemente con spiegazioni di concetti teorici dei più grandi psicoterapeuti del passato e del presente, intuizioni cliniche ed eloquenti descrizioni di casi.

L’autore

Luigi Cancrini / Psichiatra e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica e sistemica, ha fondato una fra le più importanti scuole italiane di psicoterapia, il Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale, del quale è presidente. Dal 1998 è direttore scientifico del Centro di Aiuto al Bambino Maltrattato e alla Famiglia e, dal 2009, delle Comunità di Domus de Luna. Nelle nostre edizioni ha pubblicato La luna nel pozzo (1999), L’oceano borderline (2006), La cura delle infanzie infelici (2013), Ascoltare i bambini (2017) e La sfida dell’adozione (2020).

Video | Il Centro Clinico “Psicoterapia e formazione NVR”

Il percorso che ha portato il 26 maggio 2022 alla presentazione pubblica del primo Centro NVR in Italia nasce quattro anni fa dalla collaborazione di Riflessi Formazione con Cooperativa Paradigma e l’Associazione Il Melo, due realtà torinesi che da anni conducono progetti di formazione e di supervisione congiunti. 

Un nuovo modello

L’avvicinamento al modello della Resistenza Non Violenta (NVR) avviene nel 2018 con la partecipazione della futura équipe del centro al seminario tenuto da Haim Omer a Milano presso la Scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli. Seguirà un secondo seminario, a Torino, occasione per conoscere personalmente Haim Omer e Daniele Piacentini, collega che ha curato la traduzione dei suoi libri in italiano. Nasce così la collaborazione con il terapeuta israeliano che porterà presto i terapeuti di Paradigma e Il Melo a mettere in pratica il nuovo modello in alcuni casi clinici privati e nelle comunità per minori gestite dalle due realtà, avviando una costante supervisione con Omer che prosegue tuttora.

Il video

Segue infine la registrazione integrale dell’evento di presentazione, che alla presenza di numerosi colleghi educatori, psicologi e assistenti sociali dei servizi territoriali ha inaugurato l’attività del primo centro clinico in Italia basato sul modello della resistenza non violenta, il cui obiettivo è offrire uno spazio di consulenza breve ai genitori che si trovano a gestire comportamenti violenti, disturbi d’ansia e abuso digitale.

Hanno partecipato

HAIM OMER, psicologo e professore emerito dell’Università di Tel Aviv e fondatore della Scuola per la Resistenza non Violenta.
STEFANO CIRILLO, codirettore della Scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli, pioniere nel campo della tutela dei minori.
DANIELE PIACENTINI, psichiatra e psicoterapeuta, insieme a Daniela Leveni curatore dell’edizione italiana delle opere di Haim Omer.

www.centronvr.it – su Faceook e Instagram: CentroNVR

Nasce “NVR – Psicoterapia e formazione”, il centro clinico

Nasce Psicoterapia e Formazione NVR, il Primo centro clinico in Italia basato sulla resistenza NON violenta (NonViolent Resistance) per gestire i comportamenti violenti e conflittuali nelle relazioni tra adulti e bambini.

Frutto della collaborazione fra Cooperativa Paradigma, l’Associazione Il Melo e l’Agenzia Formativa Riflessi, che da molti anni portano avanti progetti di formazione e di supervisione congiunti, il Centro sarà presentato al pubblico martedì  24 maggio dalle 16:30 alle 18:30 presso Cascina Fossata, in via Ala di Stura 5 a Torino.

Il pomeriggio vedrà la partecipazione da remoto del prof. Haim Omer, psicoterapeuta israeliano, fondatore del metodo NVR.

La Resistenza Non Violenta come intervento per le problematiche psicologiche e comportamentali di bambini e adolescenti.


Seguiranno gli interventi di Stefano Cirillo, psicologo-psicoterapeuta, responsabile della Scuola di Psicoterapia Mara Selvini Palazzoli e di Daniele Piacentini, medico-psichiatra, traduttore delle opere di Haim Omer pubblicate in Italia.

Per confermare la presenza è necessario registrarsi all’indirizzo: bit.ly/inaugurazione-centronvr

Le ricerche di Omer si sono focalizzate sulle tecniche genitoriali per la gestione di bambini e di adolescenti con comportamenti violenti, autodistruttivi o con problemi di dipendenza, di ansia e sugli interventi di prevenzione nelle scuole e nelle comunità. I concetti e i metodi della presenza genitoriale, della resistenza non violenta, della cura vigile, di “àncora” quale ponte fra autorità e attaccamento sono stati introdotti e utilizzati dalle équipe di centri clinici in Israele, Stati Uniti, Canada, Germania, Svizzera, Olanda, Belgio, Inghilterra, Svezia, Danimarca e ora, per la prima volta, anche in Italia.

“Un porto sicuro non si limita a un atteggiamento avvolgente, accettante e incoraggiante. Il porto è sicuro solo se la nave è ancorata. L’ancoraggio dei genitori stabilizza e protegge il bambino in via di sviluppo dall’essere trascinato via dalle correnti, tentato dal canto delle sirene o danneggiato dagli impulsi interiori. Senza un’àncora, non esiste attaccamento sicuro”.
Haim Omer

La pratica quotidiana della speranza: Storie di guarigione

Mimesis, 2020

CONSIGLI DI LETTURA

Quali sono i fattori che favoriscono i percorsi positivi in situazioni che appaiono disperate, come molte esperienze esistenziali dolorose e poco comprensibili, come quelle psicotiche?

Chi ha scandagliato i racconti di centinaia di “sopravvissuti” (G. Hornstein), ha indicato una risposta chiarissima: disporre di almeno una persona che creda fermamente alla possibilità della tua “guarigione”. Coerentemente con questa indicazione, le speranze ragionevoli, che sono il denominatore comune dei contributi proposti in questo testo, sono sempre speranze condivise. Le testimonianze dirette (P. Deeagan, A. Hart, R. Waddingham) ne sono una conferma evidente. Il contributo del curatore, quello di K. Weingarten e quelli finali, sulle pratiche dialogiche, consentono – soprattutto ai professionisti della salute e del sociale – di avere piena consapevolezza del proprio ruolo quotidiano di partner attivi nei percorsi positivi, resistendo alle lusinghe delle teorie biologiche della sofferenza mentale, che alimentano la disperazione e il pregiudizio di inguaribilità (che è l’ultimo impalpabile muro del manicomio).

L’autore

Giuseppe Tibaldi / Nato ad Alba,  attualmente vive e lavora a Carpi, come Direttore della rete dei servizi della Salute Mentale Adulti dell’Area Nord, nel Dipartimento di Salute Mentale di Modena. È stato co-promotore del Concorso Letterario “Storie di guarigione”, a Biella (due edizioni). I racconti dei “survivors” gli hanno insegnato molto. È membro del Direttivo della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP). Recentemente, ha concluso il training per adottare e diffondere l’approccio “Open Dialogue” ed è entrato nella rete di esperti dell’International Institute for Psychiatric Drug Withdrawal (IIPDW).

*  Con prefazione di Luigi Ciotti.

Mancato passaggio all’età adulta – Dan Dulberger e Haim Omer

Alpes Italia, 2021

CONSIGLI DI LETTURA

Si stima che circa 40 milioni di adolescenti e giovani adulti nei paesi OCSE non stiano frequentando la scuola o corsi di formazione, né stiano lavorando o cercando lavoro; vengono etichettati come NEET (Not in Education, Employment or Training) o peggio come “Bamboccioni” o”Mammoni”. Queste etichette un pò riduttive e spregiative trascurano il fatto che queste situazioni, oltre a costituire un rilevante problema sociale, determinano una grave sofferenza cronica in chi ne è coinvolto. Sempre più giovani incontrano, per svariati motivi, difficoltà a superare con successo la fase di transizione fra l’adolescenza e l’età adulta psicologica e sociale, finendo intrappolati con le loro famiglie in uno stato di dipendenza profonda e disfunzionale.

Gli autori presentano un manuale di intervento strutturato che implementa i principi della resistenza non violenta NVR, di cui uno di loro è l’ideatore. Esso è rivolto ai terapeuti che lavorano con famiglie con figli adulti che dipendono dai genitori in modi gravemente disfunzionali. Si basa su dieci anni di lavoro clinico con centinaia di queste famiglie in cui i tradizionali interventi terapeutici si sono rivelati inefficaci. Oltre ai presupposti teorici, il manuale fornisce una vera e propria guida all’intervento, descrivendone ogni fase, le principali difficoltà che si possono incontrare e come superarle. Un capitolo è dedicato anche all’applicazione della NVR in contesti particolari come ad esempio emergenze, genitori anziani e contesti psichiatrici.

Gli autori

Dan Dulberger / Psicologo specializzato nella terapia familiare e negli interventi basati sulla NVR. Formatosi col Prof. Omer, è conosciuto come uno dei maggiori esperti dei trattamenti NVR nel mondo e in particolare nel campo delle applicazioni con famiglie che hanno figli con problemi di ritiro sociale e con giovani adulti con dipendenza radicata e difficoltà nel superamento della fase di transizione fra l’adolescenza e l’età adulta. Insegna, pratica e fa attività di supervisione in Canada presso l’Università di Calgary, in Europa ed Israele.

Haim Omer / Psicologo e professore emerito dell’Università di Tel Aviv, fondatore della Scuola per la Resistenza non Violenta, è una autorità internazionalmente riconosciuta nel campo della genitorialità. Ha pubblicato 11 libri, tradotti in 10 lingue ed è autore di decine di articoli su riviste scientifiche. Tra le pubblicazioni in Italiano: La Nuova Autorità (EdiErmes, 2016); Parent Training per i Disturbi d’ansia di bambini e adolescenti (Edizioni Erickson, 2020); Genitori Coraggiosi (Franco Angeli, 2020). Edizione Italiana a cura di Daniela Leveni e Daniele Piacentini
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La sfida dell’educatore: gli strumenti della resistenza non violenta e della nuova autorità

Da 20 anni educatrice e da 10 responsabile di una comunità residenziale per minori in uscita da percorsi di vita traumatici, l’anno scorso Frida Luison ha frequentato il corso di Riflessi curato da Haim Omer, che ha presentato la sua “Nuova Autorità”, una nuova metodologia di lavoro per gestire i comportamenti a rischio e violenti in famiglia, nelle comunità, nelle istituzioni.

Le abbiamo chiesto un contributo per contestualizzare detta metodologia nel suo quotidiano contesto di cura. Ci ha raccontato di un percorso, di nuovi strumenti e inediti approcci per risolvere criticità antiche almeno quanto la sua professione.

Alla ricerca
di una nuova autorità

Il mio primo contatto diretto con il Professor Omer si è svolto nel 2019, in occasione del seminario su “La Nuova Autorità” organizzato da Cooperativa Paradigma, Fondazione Paideia e l’Associazione Il Melo. Ebbi modo quel giorno di interagire con lui sul palco e di porgli qualche domanda relativa a come, in comunità, già stessimo cercando di tradurre operativamente alcuni dei concetti più significativi da lui proposti nell’omonimo libro.

Entrare in contatto diretto con Omer – e con l’équipe di Riflessi Formazione – mi diede modo di fruire di lì a poco della sua supervisione diretta nel caso di un’adolescente problematica ospitata in comunità. Era una ragazzina verbalmente molto aggressiva e maltrattante, perennemente chiusa nella sua stanza dalla quale respingeva chiunque. E così anche quando usciva: non ci diceva dove andava, con chi, quando sarebbe tornata. La sua supervisione calzava a pennello. Abbiamo iniziato ad applicare i nuovi strumenti proposti da Omer: ci ha fornito consigli dettagliati e azioni concrete immediatamente applicabili: avevamo bisogno di vincere quel senso di impotenza tipico di queste situazioni, quando tutto sembra inefficace e rischi di pensare che non ci sia nulla da fare.

L’efficacia dell’intervento di supervisione fu evidente. Mettendo in atto alcuni di quei suggerimenti innescammo un miglioramento della situazione tangibile e insperato. Scelta naturale fu quella di approfondire il modello nel corso organizzato pochi mesi dopo: se la supervisione forniva una guida subito applicabile e tarata su quel caso specifico, il corso ci avrebbe permesso di interpretare quei principi e padroneggiare detti strumenti per poterli calare in situazione nei casi più diversi.

Un modello concreto
e due elementi di forza

Elemento chiave del modello appreso è sicuramente il concetto di autocontrollo, laddove per innescare il cambiare nell’altro, l’adulto deve prima di tutto sviluppare una maggiore forma di controllo su se stesso. Sei tu per primo a dove fare qualcosa: devi controllare le tue reazioni, disabituarti all’agito d’impulso, respirare l’attesa, imparare a “battere il ferro finché è freddo”. Un cambio di paradigma che stravolge modi di dire, pensare e agire. Sembra banale, ma quanto è difficile per noi educatori capire che una situazione di conflitto in ebolizzione può essere lasciata raffreddare qualche minuto prima di intervenire? Non viene naturale.

Altro principio fondamentale nel modello è la forza del gruppo. Oggi in comunità parliamo con i ragazzi con il NOI. Abbiamo imparato a uscire dalla dimensione dell’individio per entrare in quella del collettivo che cura. Un collettivo che non coinvolge solo la mia équipe più ristretta di operatori della Comunità, ma anche le persone più significative per il ragazzo, i genitori, gli insegnanti, l’allenatore di calcio, l’animatore del centro estivo, una rete di supporto (supporters) allargata, composta da tante persone importanti a cui chiedere supporto.

Serve più tempo
servono meno parole 

Prima di implementare in équipe il modello della Nuova Autorità, il nostro approccio cercava di cambiare determinati atteggiamenti del ragazzo grazie a importanti discorsi sul bene e sul male, su cosa fosse accettabile e cosa invece aveva superato i limiti. A volte bastava, ma nelle situazioni più compromesse la sensazione era che tanti discorsi trovassero poco terreno fertile. Omer ci ha insegnato a lavorare sulla dilatazione del tempo e per sottrazione delle parole. Servono meno parole, ed è importante che l’entità pronunciante sia quella rete di persone attorno al ragazzo che si fa di fronte a lui soggetto plurale.

Penso allo strumento detto “Annuncio”. Nato in realtà per i genitori, è applicabilissimo anche nei contesti di comunità come il nostro. Trattasi di una lettera scritta dall’intera equipé e letta in gruppo al ragazzo, nella quale poste le ovvie premesse affettive gli si fa presente il verificarsi di situazioni spiacevoli che hanno generato un clima sfavorevole per tutti. Ribaditogli in modo chiaro e diretto che i suoi educatori non tollereranno più i suddetti comportamenti, gli si comunica il desiderio di farsi aiutare da tutte le persone che gli vogliono bene. “Così non va. Ma ti vogliamo bene e crediamo in te. Tutti”.

Arrivo quindi alle “scuse”, all’atto riparativo richiesto al ragazzo. Non le classiche scuse formali, ma un gesto pensato frutto di un processo. L’esempio che porto è quello di una torta preparata da un ragazzino in comunità, che ha raccontato al gruppo di averla preparata pentito per il ripetuto comportamento violento nei confronti della casa e di alcuni oggetti. Sapeva di aver creato un momento spiecevole e si scusava. Non servivano scuse punitive o umilianti bensì un ritorno, un pentimento collaborativo e inclusivo: è stato un collega ad aiutarlo a scegliere la ricetta, a preparare la torta e a organizzare la presentazione ai compagni.

Oggi c’è il gruppo

Nuovi strumenti nel mio cassetto degli attrezzi di operatrice sociale. Non vi è di certo fra loro la bacchetta magica, nessuna panacea e soluzione immediata a tutti i mali, c’è invece un lungo lavoro dietro, scandito da alti, bassi e periodi in cui è bene allentare le maglie e valutare l’andamento dalla situazione. Ciò che sento essere maturata è tuttavia l’idea del percorso che ci troviamo a percorrere: la convinzione che ci siano sono tante azioni fa fare, nessuna risolutiva al 100%, ma che tante azioni insieme e tante persone insieme possono fare la differenza.

È il collettivo a sgravarti dal senso di solitudine, impotenza, scoramento. Il collettivo all’interno della comunità, dove l’approccio di équipe si è rafforzato, e dove non sei più da solo ad affrontare il caso di quel ragazzino che ce l’ha solo con te, mentre si comporta bene con gli altri. Oggi lo si affronta comunque in gruppo. E c’è poi collettivo fuori dalla comunità, la rete di supporters. Non è più un dialogo o una diatriba personale: l’operatore diventa protagonista di un processo di cui conosce la direzione e nel quale dispone di consapevolezze, risorse e di tutto l’aiuto di cui necessita.

Frida Luison
Cooperativa Sociale Paradigma Onlus