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La Video Interaction Guidance per sostenere le famiglie fragili

Migliorare la comunicazione e la relazione interpersonale attraverso la Video Interaction Guidance, un intervento guidato da un professionista che, grazie all’utilizzo di riprese video di situazioni reali, rende evidenti le relazioni tra i soggetti ripresi.

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Negli ultimi decenni la consapevolezza che lavorare con i genitori per analizzare le difficoltà del bambino e insieme a loro elaborare strategie trasformative-migliorative, sia lo snodo principale per prevenire in maniera efficace il mal-trattamento all’infanzia, inteso anche come povertà educativa, si è ormai diffusa tra gli addetti ai lavori e non solo. Il malessere di un bambino o di un adolescente non può prescindere dal contesto ambientale e dalla quantità-qualità delle interazioni che avvengono al suo interno.

Aiutare un genitore a “vedersi” nella relazione con il proprio bambino si rivela molto utile nel superare quel “mismatch” (letteralmente “mancata corrispondenza”) che sempre si manifesta nelle famiglie vulnerabili e che, da adulti, si scopre essere la causa di un disagio-svantaggio conclamato. Le strategie di video-feedback sono uno strumento molto interessante nel rendere evidente quel cortocircuito nella relazione che la rende un’esperienza sfavorevole.

Enrico Quarello, psicologo-psicoterapeuta, membro dell’equipe formativa di Riflessi Formazione, ne ha parlato in un’intervista pubblicata sul blog di LEGAMI NUTRIENTI, il progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo contrasto alla povertà educativa minorile di cui Riflessi è partner.

Che cosa è la Video Interaction Guidance?

La VIG – Video Interaction Guidance, “Guida all’interazione attraverso il video” – è un intervento di consulenza che ha l’obiettivo di aiutare le persone a migliorare le proprie relazioni personali significative. Si basa sul presupposto che le evoluzioni positive si realizzino più efficacemente in un contesto di coinvolgimento attivo, di supporto e di valorizzazione dei punti di forza delle persone.

(fonte https://adhdrichmond.org)

 Basi teoriche della VIG

 La VIG si basa sulle teorie dell’attaccamento, dell’intersoggettività (sviluppare, condividere, comprendere), dell’apprendimento mediato, della mentalizzazione e della psicologia positiva. Nata in Olanda negli anni ’80, a partire dal lavoro pionieristico di Colwyn Trevarthen, è stata trasformata in «modello codificato» dalla associazione AvigUK nel Regno Unito.

I contesti in cui è applicabile

La VIG viene principalmente utilizzata come strumento/metodologia per sostenere e implementare la genitorialità. Può essere in ogni caso utilizzata nelle situazioni in cui si desidera migliorare le proprie interazioni e la propria comunicazione con altri significativi, e in tutte le professioni in cui un’interazione efficace e sintonizzata è di fondamentale importanza. Quando la si applica in ambito professionale  per riflettere sulla comunicazione con le persone prese in carico (è infatti utile anche per psicologi, educatori, assistenti sociali e altre professioni di aiuto) si chiama VERP: Pratica Riflessiva Facilitata dal Video (Video Enhanced Reflective Practice).

L’esperienza concreta con la VIG e la sua efficacia

Personalmente l’ho applicata in percorsi di recupero della genitorialità fragile ma anche pregiudizievole (genitori con minori allontanati dal nucleo famigliare) e in percorsi di sostegno alla genitorialità rivolti ad affidatari e adottivi. Nelle persone prese in carico, grazie alla peculiarità della VIG di puntare su punti di forza e risorse, si osserva un veloce e netto abbassamento delle “difese psicologiche” del genitore, problematica che spesso rallenta o impedisce di promuovere percorsi di cambiamento.

Negli operatori, invece, produce un netto miglioramento nella loro capacità di calibrarsi sui bisogni del paziente e sul loro stile relazionale. Le due cose messe insieme permettono di attivare, a volte in modo inaspettato rispetto a tentativi precedentemente realizzati, una riflessione realistica sulla genitorialità delle persone seguite nei servizi territoriali e promuovere evoluzioni positive. Il tutto in un clima collaborativo e costruttivo.

 Le possibili criticità

Si tratta di un metodo in apparenza semplice, ma che in realtà è piuttosto rigoroso rispetto alla sua applicazione. Per poterlo maneggiare in modo sufficientemente disinvolto ed efficace è necessario formarsi e “allenarsi” per un certo di tempo. Inoltre, aspetto di fondamentale importanza, va integrato all’interno delle proprie competenze professionali e adattato al proprio stile relazionale.


* intervista tratta da percorsiconibambini.it/legamin

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